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lunedì 28 maggio 2018

La Perfezione è nell'Imperfetto

Yogin in Viaggio - La Perfezione è nell'Imperfetto
Scatto tratto dal mio ultimo viaggio esplorativo a Modena
Non so da dove cominciare, sono in silenzio da diversi mesi, in osservazione di quel che mi circonda e di tanto nuovo in cui mi son ritrovata a vivere.
Spesso penso a questo mio piccolo spazio virtuale con fatica, come se fosse un fardello che vorrei tanto abbandonare;

venerdì 1 dicembre 2017

Milano, due mesi di te, fra digital, turismo e cultura

Piazza Lombardia, Milano
Eccomi qui a raccontarvi i miei primi due mesi a Milano. O meglio, vi racconto Milano e lo strano impatto che ha avuto su di me, Materana per nascita, Romana di adozione e per volontà, e abitante Milanese in questa nuova fase del mio viaggio nella vita.

venerdì 24 marzo 2017

"Prova a non ridere"... che spettacolo!


Chi mi conosce da tempo, sa che è tornato nella mia vita il periodo che ciclicamente si ripete, talvolta annualmente, talvolta semestralmente, questa volta mi ha dato un po' di tregua e si è ripresentato allegramente dopo tre anni e mezzo.

venerdì 15 luglio 2016

Nizza, io cosa posso fare?

Oggi avrei voluto pubblicare un post sul concerto che ho seguito ieri sera, alla Cavea del Parco della Musica, ma non me la sento proprio. Lo farò più avanti.

Ma oggi proprio no. Stanotte, rientrata a casa, prima di addormentarmi ho scattato una foto dalla finestrella di casa mia da cui fra i palazzi si intravedeva la faccetta silenziosa e luminosa della luna, circondata da qualche nuvoletta.

Moonlight thinking of Nizza
Poi ho dato l'ultima occhiata ai social, e ho tristemente scoperto quello che era accaduto da pochissime ore. Un camion si era scagliato fra la folla in festa radunatasi per i fuochi d'artificio in occasione dell'anniversario della presa della Bastiglia. Nizza.

Per un istante ho avuto la sensazione tipica che preannuncia uno svenimento. Mi si sono tappate le orecchie, ho dovuto chiudere gli occhi. Son rimasta immobile, seduta per qualche minuto.

Come sempre, anche ieri sera ho fatto tutto di corsa per raggiungere il luogo del concerto, rientro dal lavoro, doccia, non mi asciugo neanche i capelli (ci penserà il vento, mi dico), cucino al volo l'hamburger che avevo previsto per cena, mangio, lavo i denti, mi vesto, scappo di corsa a Termini.

Arrivo al concerto. Un fiume di gente, in ritardo come me (il bello di essere italiani, e romani - ok di adozione), in fila all'ingresso. Trovo il posto che avevo prenotato, mi siedo (il vento nel frattempo ha asciugato i miei capelli). Faccio la prima cosa che fanno tutti gli organizzatori di eventi, maniaci come me: osservo il palco, le strutture, la disposizione delle sedute degli orchestrali, del pianoforte, i microfoni, sbricio l'impianto audio e quello luci; do un'occhiata al parterre e alle tribune, sembra una grande festa, è pieno di gente. Vi starete chiedendo: "ma non avevi detto che non volevi parlare del concerto?". Sì infatti. Non voglio. L'ultimo sguardo, che è stato anche il primo non appena in fila all'ingresso, è stato per la sicurezza. E' stato quello il momento in cui ho pensato al Bataclan, è stato quello il primo momento della serata in cui ho pensato: "e se stasera succedesse anche a me, qui, ora", in un istante ho guardato la seduta della fila davanti a me, ho calcolato che in fondo sono piccoletta, se mi rannicchio non mi si vede. Lo confesso, un pensiero stupido. Ma io l'ho avuto.

Nonostante la squisitezza del concerto, ho pensato più volte, per brevi istanti, al Bataclan mentre ero lì.

Per rientrare a casa, sono passata da Termini, scendendo dall'autobus noto quattro volanti della Polizia, in una piazza dei Cinquecento abitata dal suo consueto popolo della notte: passeggeri sugli autobus in partenza per l'ultima corsa, alcuni turisti in partenza o appena arrivati, senzatetto sul cartone che li accoglierà sotto il chiarore dell'ultima luna e il venticello estivo di questo 14 luglio, ormai 15, è passata la mezzanotte.

All'ingresso della stazione c'è il cambio della guardia, sono i militari dell'esercito. Attraverso la stazione, cammino verso casa, dovrei sentirmi al sicuro con tutta quella Polizia e quei militari, eppure... mi chiedo, ma come mai così tanti stasera?

La risposta la conoscete. Il senso di nausea è tornato più volte da questa notte. Le lacrime agli occhi anche.

Io, in tutto questo, cosa posso fare per arrestare quest'odio? Ognuno ha la sua risposta.

La mia non l'ho ancora trovata. Ma ho una certezza.

Non rinuncerò all'amicizia del mio vicino Siriano, né a quella del mio fruttivendolo Egiziano
(preciso: sono solo esempi rappresentativi e non esaustivi, delle decine di amici non italiani o con religione diversa dalla mia, che impreziosiscono la mia vita).

No. Non ci rinuncio.


giovedì 26 maggio 2016

La buona battaglia

È strano come a volte certi libri ti chiamino per essere letti. Chissà se è capitato anche a voi. Un sabato mattina in una Roma piovosa più del solito decidi di passeggiare per librerie e negozietti vari con un amico. Entrate nell'ultima libreria e, mentre lui è alla cassa per i suoi acquisti, il tuo sguardo si posa su di una copertina, un ragazzo e una ragazza che sorridono e si tengono per mano, e un titolo che lascia spazio alle interpretazioni più bizzarre: La buona battaglia.
"La buona battaglia" Susanna Bo.
Ed. San Paolo 2016

Ma quale sarà questa buona battaglia?
Sbircio la breve bio dell'autrice, ha tre anni più di me, e cinque figli...Una mamma con una storia da raccontare, la sua. Penso ai tre libri che ho sul comodino e che devo finire di leggere, ma il richiamo è forte. Io voglio scoprirla questa buona battaglia. Lo compro. Nel pomeriggio stesso comincio a leggerlo. È folgorante sin dalla prefazione, prima facciata e mi dico: "Nancy ma sembra quasi che stia parlando don Fabio" e così incuriosita vado a leggere l'autore della prefazione, e sì, è proprio lui. Procedo.

Primo capitolo, secondo, terzo... Il libro scorre, fra sorrisi e grandi emozioni. Susanna, la mamma di cui sopra, è buffa come tutte le donne innamorate, ed è insieme impaurita e forte. Scrive per tutto il tempo rivolgendosi al suo Luigi, il grande amore della sua vita e gli racconta la verità, le sue emozioni negli anni meravigliosi, faticosi e indimenticabili vissuti accanto a lui.

Luigi, un grande uomo.
Non svelo nulla. Ma consiglio davvero la lettura di questo capolavoro del cuore.
Grazie Susanna.



sabato 14 novembre 2015

Coltiviamo le differenze

Qualche mese fa, lo scorso inverno, sono stata a Parigi per la prima volta, ne ho raccontato in un post.

Arrivai in città a pochissimi giorni dalla strage di Charlie Hebdo. Parigi fiera, bella più che mai, piena di gendarmi per strada, ma con discrezione, con estremo e disarmante rispetto per quelle libertà, fraternità e uguaglianza che furono conquistate a suon di teste decapitate, qualche centinaio di anni or sono.

Ieri la storia si è ripetuta, uguale a se stessa: stragi a Parigi, la nostra bella Parigi, l'eterna città dell'amore, della libertà, della fraternità e dell'uguaglianza.

Non esprimo opinioni, non giustifico e non accuso. Io non so. Per questo rabbiosamente taccio.
Condivido una delle foto che ho scattato a Parigi lo scorso gennaio, all'ingresso dell'accademia di belle arti.

Per tutto il resto, taccio.
Parigi || Nancy Sasso

mercoledì 14 ottobre 2015

Una rosa

I miei disegni || Nancy Sasso Quand'ero bambina mio nonno mi insegnò ad amare gli alberi, a passeggiare tra i girasoli e a coltivare i fiori; i miei preferiti erano le belle di notte, che dormivano di giorno e si riempivano di colore verso sera. Le rose invece non le capivo, così in disparte, non potevo toccarle come gli altri fiori, erano lì sorridenti, ma pungenti. Era meglio starsene alla larga. Sono cresciuta, il mio caro nonno mi guarda da lassù e io dalla tranquillità della nostra casa in campagna mi sono trasferita qui, nella grande Roma. Continuo ad amare gli alberi, ho decorato la mia casa con i colori del girasole e il mio fiore preferito resta la bella di notte, ma è accaduto che son diventata la rosa spinosa, nobile e schiva che non capivo da bambina. Così il pensiero va al mio caro nonno che sapeva prendersene cura ugualmente, per renderla ancora più felice e sorridente, nonostante tutte quelle spine.

giovedì 27 agosto 2015

Sogno di un addio

Nancy | Matera, SassiIl mio profumo. Cercherai.
L'intesa nei nostri sguardi. Amerai.
Il colore tenue dei nostri incontri. Ricorderai.
I nostri fugaci istanti. Rincorrerai.
Troppo brevi, per averne abbastanza.
Troppo lunghi, per abbandonare ogni colpa.
Lontana dal cielo dei tuoi occhi. Fuggirò.
In silenzio, il palcoscenico della tua vita, lascerò.
Nella nostalgica danza di una strega, la tua mancanza, annegherò.
Ma non so, se mai di amarti, finirò.

lunedì 9 marzo 2015

Esortazione

Esortazione - Nancy Sasso, cultura e territori
'Esortazione' mescola presente e futuro, senza rinunciare al passato. Sogni naufragati e galassie da scoprire. Scritta qualche anno fa, in un momento di riflessione, dedicata come sempre a chi sa leggere fra le righe. Grazie.



ESORTAZIONE

Ci sono cose che non saranno mai belle come vorresti tu.
Ci sono delusioni che continueranno a trafiggerti l'anima e il corpo.
Ci sono pensieri che non smetteranno mai di essere pensati.
C'è un amore che durerà per tutta la vita
o forse si spegnerà al secondo soffio del vento.
Ci sono persone che resteranno nella tua vita anche quando saranno andate via.
C'è una lacrima di dolore in ogni addio, 
c'è un sorriso di gioia in ogni bel ricordo.
Ci saranno giorni in cui ti sentirai un ramoscello d'ulivo,
e giorni in cui sarai una colomba.
Sii sempre dolce, premurosa e disponibile 
e non cambiare per volere degli altri.
Ama anche quando non sarai e non sei amata.
Torna alla tua grinta, al tuo entusiasmo e non avere paura troppo a lungo.

(di Nancy Sasso)

sabato 22 febbraio 2014

La Valigia


Vivo lontana dalla mia città di origine, una città che amo definire l'ombelico del mondo.
Mi piace immaginare che dai meandri della mia terra sia partito tutto, dalle caverne buie, umide e accoglienti sia nata la vita, insieme al desiderio dell'uomo di conoscere posti nuovi e inesplorati. Mi piace pensare che dal piccolo torrente Gravina, millenni fa probabilmente grande corso d'acqua, siano nati tutti i suoni del mondo. Forse è per questo che la musica riesce a intrufolarsi in ogni piccolo angolo dei Sassi, per lasciarsi trasportare dall'eco oltre il canyon giungendo sul dirupo delle murge. È da un posto magico e incantevole come Matera che sono partita quindici anni fa, in cerca del mio posto nel mondo. Oggi sono ormai sempre più consapevole che il mio posto è il mondo, tutto, senza confini di sorte. Nella mia stanza a Roma, a destra del mio letto ho posto un planisfero perchè io possa con il cuore abbracciare tutta la mia gente, tutta. 
Spesso in questi quindici anni ho ripetuto alla mia mamma, che come ogni madre non è contenta di sapere i propri figli lontani: "Son sempre a casa. La mia casa è una valigia". Continuo a pensarlo e continua a essere così, solo che, con il tempo, aiutata dalle esperienze belle e meno belle che la vita mi ha donato, ho capito che ha ragione chi ha detto: "tutto quello che ti serve può stare dentro al cuore"...
È questa la legge del buon viaggiatore, la mia valigia è al centro del mio petto e ha le dimensioni del mio pugno. Ovunque vada sono a casa.

Sassi di Matera
'Tutto quello che ti serve può stare dentro al cuore'


martedì 21 gennaio 2014

Un giorno qualunque

Un giorno qualunque decidi di ritornare a scrivere. Dopo aver smesso da diverso tempo, proprio quando pensavi di non poter più ricominciare l'impulso torna a far tremare le tue mani, i tuoi pensieri riprendono a galoppare e i tuoi occhi non fanno altro che fotografare tutto ciò che ti circonda.
E' capitato proprio a me, ora posso solo assecondare quel fermento interiore alimentato dalla musica e tirare fuori le grandi emozioni che il ritmo della vita provoca in un esserino silenzioso come me.
Scrivo di musica perché di musica vivo.
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