Scatto tratto dal mio ultimo viaggio esplorativo a Modena |
Spesso penso a questo mio piccolo spazio virtuale con fatica, come se fosse un fardello che vorrei tanto abbandonare;
altre volte ne sento la mancanza, ma a causa del mestiere di marketer che faccio e mi perseguita, non riesco mai a capire se la cosa giusta sia tenere il mio piccolo galeone tutto per me, o se sia giusto cominciare a scrivere cose interessanti per gli altri, come fanno altri marketer, che però hanno perso tutta l'autenticità e la spontaneità che un diario di bordo virtuale richiede, e che i suoi lettori si aspettano.
A volte vorrei cambiare template, passare a wordpress, vorrei rinnovare tutto, fare qualcosa di megagalattico spaziale... ma poi mi fermo, perché non mi apparterrebbe.
Ho sempre visto questo spazio virtuale come un posto dove raccontare le emozioni provocate dalla bellezza dell'arte, sia essa musica, pittura scultura, scrittura, cinematografia, fotografia, o della Natura e delle culture dei territori di cui il mondo si compone. La bellezza attraverso i miei occhi.
A dire il vero i dubbi sul blog, sono solo specchio di uno stato d'animo che mi accompagna da tempo; accuso un nervosismo latente per pensieri e progetti che la mia mente continuamente macina, accompagnata da insoddisfazione e desiderio di realizzazione, di nascita.
Sono arrivata ad un'età in cui ogni donna è già madre, e se non lo è sta per diventarlo o è pronta ad esserlo. Non ho il dono della maternità biologica, il buon Dio a me ha riservato la maternità in senso lato, generatrice di idee.
Ne ho troppe in questo momento troppo fecondo.
Allora nei miei momenti di meditazione mi ritrovo a dover discernere, e per farlo con più serenità torno indietro con la memoria a mio nonno, lui come il vecchio vignaiolo del Vangelo, tagliava i tralci che non davano frutto potando quelli che ne portavano, perché portassero più frutto.
E così mi impegno a fare.
Credo che avere avuto un nonno contadino sia stata la mia più grande grazia, osservando lui e il suo lavoro con la terra ho imparato i tempi della vita e anche dell'amore.
Ho imparato ad accettare il dolore di un amore finito, ho imparato a comprendere quando è il momento di recidere le relazioni, di qualsiasi tipo, che siano di amicizia, di coppia, di lavoro, e a coltivare quelle propizie.
Il mio piccolo galeone non porta frutti perché io non me prendo cura. Oggi lo riprendo in mano, e dico che non so quale linea editoriale avrà, non so neanche se deciderò di dargliene una. Quel che so è che voglio che resti autentico spazio virtuale, qui a rappresentarmi, a raccontare l'arte che vivo, la vita che amo. Viaggerò per nuove rotte verso nuovi orizzonti. E voglio che sia un viaggio imperfetto, diverso dal viaggio di chiunque.
Qualche giorno fa ho aperto una busta di tarallini, quelli che qui a Milano vendono al supermercato, con su scritto pugliesi; li ho osservati, erano tutti identici fra loro, qualcuno direbbe perfetti, ma con sapore industriale.
Eppure i taralli dei fornai da noi al sud sono gli uni diversi dagli altri con dentro tutto il sapore dell'amore e della fatica di chi con cura li ha preparati.
Quando ti ricapiterà di guardare i fiori di un giardino, osservali bene, ti accorgerai che neanche uno di loro è identico all'altro, eppure insieme sono armonici, allegri, luminosi.
La vera Perfezione è nell'Imperfetto, in ciò che rende ogni essere vivente unico, perché se non fosse così diverso non sarebbe armonia, luce e allegria.
Il mio viaggio riparte da qui.
Dal prossimo progetto "Yogin in Viaggio - la Perfezione è nell'Imperfetto".
Chissà se vi piacerà.
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